Gabriele Priolo
Chi è Gabriele Priolo
Gabriele Priolo nasce a S. Margherita Ligure e vive fra Rapallo e Genova. È docente di lettere e cantautore. Dopo l’incontro con il Maestro Armando Corsi, nel luglio 2014 esordisce con Giuseppe degli spiriti, un concept sulla figura del conte Cagliostro. Poco dopo viene invitato dal Club Tenco a partecipare a una serata de Il Tenco ascolta.
Nel settembre 2015 esce il suo secondo album intitolato Occidente. Corbière, Borges, Gadda sono alcuni degli autori che ispirano questo nuovo lavoro, apprezzato da critica e pubblico.
Nel 2018 Priolo torna con Poetry, forse l’opera più matura data la particolare tessitura musicale e letteraria, incentrata sul tema dell’inquietudine che spinge a muoversi, talvolta inutilmente, pur di sentirsi vivi. Alcuni versi tratti dalla canzone Genova (una sinfonia) e due poesie senza musica sono stati pubblicati sull’antologia Genova omaggio in versi uscita nell’ottobre 2019 per i tipi di Bertoni Editore. Gabriele
La prigione dei pupazzi è il suo quarto lavoro in studio “La prigione dei pupazzi”, recensito in modo lusinghiero dalla rivista “Vinile” e dal sito specializzato “L’isola della musica italiana”.
«Ho cominciato a pubblicare nel luglio 2014 e il mio primo album semi-clandestino, Giuseppe degli spiriti, piacque all’allora Direttore artistico del Club Tenco, Enrico De Angelis, il quale mi invitò a una serata de Il Tenco ascolta a Laigueglia. Ci andai senza musicisti e arrivai un po’ stralunato, ma quando cominciai a cantare mi accorsi che la gente ascoltava e ascoltava con attenzione. Prima e dopo la mia esibizione si avvicendarono sul palco altri cantanti accompagnati da un nutrito stuolo di musicisti, perciò feci un po’ la figura di quello con la valigia di cartone, ma fui molto soddisfatto. Oggi affronterei la situazione in modo diverso, ma allora andava bene così. Quello fu il mio battesimo: capii che potevo stare su un palco con dignità e consapevolezza.
Canto se ho qualcosa da dire, sennò sto zitto. Le mie canzoni non guardano in faccia nessuno, neanche me. Non penso mai a chi potrebbe ascoltarmi, non mi interessa, è un problema loro. Io ho già i miei. Eppoi il pubblico non mi piace, allude a una massa informe, indistinta. A me premono le persone, ogni singolo individuo con il suo fardello di gioie e dolori, fallimenti e soddisfazioni; di tutto questo ho un rispetto infinito, è la mia religione. Io non canto per loro, io canto con loro: c’è una differenza enorme.
Scrivo le mie paturnie, le mie incazzature, le mie allegrie truffaldine, tutta roba da bipolare. Squaderno ciò che vedo per come lo vedo e mi creo una alternativa, arzigogolo prospettive, cerco un attimo di requie nella centrifuga del mondo. Le canzoni non vanno spiegate come la vita non va spiegata e due + due fa cinque. Quello che faccio da qualche parte resta, ma non so dove né per chi.»
(Oliviero Malaspina racconta Gabriele Priolo)
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