GIANMARCO VERUGGIO

Leggere e Narrare con il coding e la robotica educativa

Chi è Gianmarco Veruggio

Gianmarco Veruggio è uno scienziato robotico sperimentale, nonché uno studioso delle implicazioni etiche, legali e sociali della robotica e un visionario divulgatore degli scenari futuri conseguenti all’invasione robotica della società. Dedica gran parte delle sue energie a progetti di educazione e formazione delle giovani generazioni.

Nato a Sanremo, consegue la Laurea in Ingegneria Elettronica presso l’Università di Genova nel 1980. Ha svolto a Genova tutta la sua vita professionale, prima presso Ansaldo Divisione Automazione e poi presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Già Dirigente di Ricerca del CNR e Responsabile della Sede di Genova dell’Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni, è attualmente Associato di Ricerca Senior del CNR, nonché membro del Comitato Tecnico Scientifico del Centro di Competenza Ligure per la sicurezza e l’ottimizzazione delle infrastrutture strategiche START 4.0.

Presso l’Istituto per l’Automazione Navale di Genova, crea il CNR-IAN Robotlab (1989-2002), mediante il quale progetta prototipi di robot e coordina Progetti di Ricerca, nazionali e internazionali, guidando personalmente numerose Campagne Sperimentali e Spedizioni Scientifiche in Mediterraneo, Antartide e Artico (il suo robot sottomarino ROBY2 è esposto presso il Museo Nazionale dell’Antartide di Genova).

Pioniere della Internet Robotics, nel 2002 consegue il primato di esplorare entrambi i poli con un robot sottomarino controllato via satellite per la prima volta al mondo tramite Internet. 

Si dedica a progetti di divulgazione ed educazione e nel 2000 fonda a Genova l’associazione non profit “Scuola di Robotica” avente come scopo la promozione della cultura mediante attività di istruzione, formazione, educazione e divulgazione delle arti e delle scienze coinvolte nel processo di sviluppo di questa nuova scienza. L’associazione è oggi Ente Formatore MIUR ed è impegnata in numerosi progetti, nazionali e internazionali, in collaborazione con scuole di ogni ordine e grado nonché enti e associazioni di settore. Dopo i primi dieci anni da Presidente dell’associazione, ne è ora Presidente Onorario.

 

Nel 2002 crea il termine Roboethics (Roboetica) e propone il concetto di un’etica applicata allo sviluppo della robotica per il progresso umano e sociale. È ideatore e organizzatore del “First International Symposium on Roboethics” (Villa Nobel, Sanremo, 2004), del “EURON Roboethics Atelier” (Genova, 2006) e autore della prima Roboethics Roadmap, che anticipa molte delle problematiche attuali nel campo dell’Intelligenza Artificiale. È attualmente un punto di riferimento internazionale sul tema.

Oltre alla ricca produzione scientifica, ha pubblicato decine di articoli divulgativi, e ha tenuto numerose conferenze e interviste giornalistiche e televisive in ambito nazionale e internazionale. Ha collaborato con le principali iniziative di divulgazione scientifica, dal Festival della Scienza al TEDx.

Nel 2006 riceve il Premio Regionale Ligure per l’Innovazione.

Nel 2008 riceve dall’Association of American Publishers il premio “PROSE Award for Excellence in Physical Sciences & Mathematics” nonché  “Award for Engineering & Technology” come autore del capitolo “Roboethics: Social and Ethical Implications of Robotics”, in “Springer Handbook of Robotics”, ISBN: 978-3-540-23957-4. (2008)

Nel 2009 riceve l’Onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Nel 2015 la Fondazione Rotary International gli attribuisce il titolo di Paul Harris Fellow per il suo tangibile e significativo apporto nel promuovere una miglior comprensione reciproca e amichevoli relazioni fra i popoli di tutto il mondo.

Nel 2016 riceve il Premio FIEG “Nostalgia di Futuro 2016 – Innovazione” per il suo impegno nel campo della Roboetica.

La robotica per la difesa degli oceani

Gianmarco Veruggio ha scritto il libro “Il mare della Robotica” dove descrive le missioni che il robot Romeo ha svolto in Antartide.

Si parte dai concetti fondamentali, con la descrizione delle caratteristiche principali costituenti lo schema della macchina (percezione, modello del mondo, valutazione, azione), per entrare nello specifico dell’ambiente marino, riferendosi per la progettazione “non ad un sommozzatore ma ad un animale marino, proprio perché il quadro di riferimento che occorreva era quello di un organismo che si è sviluppato per milioni di anni in mare, non dell’essere umano che da poche decine di anni prova a riadattarsi a un ambiente che non è più il suo.”

Gli ostacoli da superare sono di vario tipo, dalla protezione del sistema con un contenitore assolutamente stagno, al dover sopportare pressioni molto elevate, alla galleggiabilità. “Per un progettista robotico che voglia cercarsi dei guai, il modo migliore è collocare le sue macchine in ambienti pieni di circostanze difficilmente prevedibili e gestibili.” 

 

”Il mare rimane un ambiente ostile e pericoloso per la vita umana […]. Non rimane quindi che operare per procura, inviando a esplorare il fondo del mare robot progettati per sopravvivere e lavorare dove troppo alto sarebbe il rischio per la vita umana: questo è lo scopo della Robotica Marina.” Filippo 17, Roby, Roby 2, Romeo, questi i nomi della famiglia di robot nata, fin dal 1990, dall’ingegno dell’autore di questo saggio e dei suoi collaboratori. Si tratta di ROV (cioè comandati tramite un cordone ombelicale) e non di AUV (cioè privi del cordone ed adatti ad esplorazioni a lungo raggio).

Nel 1993 Roby 2 fu battezzato nelle acque dell’Antartide. Nel 1997 toccò a Romeo immergersi nelle gelide acque di Baia Terra Nova. Se Roby 2 effettuò quindici immersioni in cento giorni, Romeo arrivò a settantacinque missioni in centotrentaquattro giorni. Un vero e proprio successo viste le condizioni estreme e l’impossibilità di conoscerne, a priori, gli effetti sulle parti meccaniche ed elettroniche. L’ottima riuscita di questo disegno, come traspare dalle pagine del libro, è dovuto soprattutto all’entusiasmo ed all’affiatamento di un team. Inoltre, come sostiene Veruggio, è importante che vi sia sempre il massimo coordinamento tra i ricercatori robotici e gli utenti della macchina.

”Il progettista deve cioè studiare le macchine che risolvano problemi veri e non giocattoli utili solo al proprio diletto o a scrivere pubblicazioni specialistiche. L’utente deve collaborare,compiendo qualche sforzo di adattamento a nuovi e più potenti modi di lavorare o di pensare. Una bicicletta può servire a compiere meno fatica oppure ad andare più lontano, però occorre innanzitutto imparare a starvi in equilibrio.”

A conclusione del racconto di questa esperienza, non poteva mancare un’esortazione ai giovani a dedicarsi ad una disciplina, la Robotica appunto, per la quale “occorre impiegare strumenti di diverse discipline, in una forma rigorosa, coerente, creativa, ma soprattutto essere mossi da una grande voglia di superare l’esistente per andare alla ricerca dei propri limiti.”

Roby 2 attualmente è esposto presso il Museo Nazionale dell’Antartide di Genova.

Il robot marino Romeo nelle acque dell’Antartide, 2001